Stats Tweet

Movimento Sociale Italiano (MSI).

Partito politico italiano fondato nel dicembre 1946 per iniziativa di A. Michelini, G. Almirante, F. Galanti, G. Pini, P. Romualdi, un gruppo di membri del Partito Fascista, che negli anni 1943-45 avevano militato nell'apparato politico-amministrativo e nell'esercito della Repubblica Sociale Italiana (V.). Intorno al MSI si raccolsero le forze fasciste superstiti all'indomani della Liberazione, tra le quali quelle provenienti dal movimento dell'Uomo Qualunque. Ispirandosi nel programma, come nel nome, alla Repubblica Sociale Italiana, il nuovo partito si richiamava soprattutto al Fascismo squadristico delle origini e respingeva polemicamente le posizioni delle correnti fasciste moderate, responsabili del "tradimento" del luglio 1943. Con un programma anticomunista e nazionalista il partito, alla cui presidenza fu eletto G. Almirante, si presentò alle elezioni del 18 luglio 1948. Ottenuto però solo il 2% dei voti (furono eletti solo 6 deputati), venne individuata una diversa linea politica rispetto a quella oltranzista di G. Almirante. Il nuovo segretario A. De Marsanich (1950-53) elaborò un programma più moderato, cercando di raggiungere un accordo con i monarchici e di pervenire alla creazione di un blocco alternativo alle forze laiche del centro. Le elezioni del 1953 diedero ragione della nuova linea e il MSI portò in Parlamento 29 deputati e 9 senatori. Nel 1954 il nuovo segretario A. Michelini, continuando la politica del predecessore, cercò di attenuare i contrasti creatisi tra varie correnti all'interno del partito e riuscì a conseguire buoni risultati sul piano elettorale, inserendo inoltre il partito nell'area di Governo. Negli anni Cinquanta, il MSI offrì il proprio appoggio a vari ministeri (Pella, 1953-54; Zoli, 1957-58; Segni, 1959-60), sino ad assumere apertamente il ruolo di partito fiancheggiatore del Governo Tambroni (1960). Temendo uno spostamento a destra, il Paese rispose con moti di piazza, esplosi a Genova e in altre città; il partito ritornò così all'opposizione. Nel corso degli anni Sessanta il MSI venne emarginato e perse consensi; inoltre aumentò l'opposizione contro la linea legalitaria e moderata del segretario A. Michelini. Profondi contrasti si manifestarono nel 1963, portando alla secessione della corrente facente capo a G. Almirante. Dopo lunghe trattative, nel 1964 la scissione fu ricomposta e venne concordata la convocazione anticipata del Congresso (Pescara, gennaio 1965). L'opposizione della corrente di G. Almirante, alla quale si unì quella capeggiata da P. Romualdi, criticò duramente l'indirizzo ufficiale del partito, accusando la maggioranza di aver dimenticato i presupposti sociali e rivoluzionari del movimento neofascista e di mirare unicamente a inserirsi nel sistema parlamentare. Nonostante la violenza del dibattito e la rivolta della base "rivoluzionaria", il congresso si concluse con un accordo di vertice; la maggioranza approvò la mozione Michelini-Almirante che non modificò sostanzialmente la precedente linea ufficiale del partito, basata su un'opposizione "moderata" al Governo, sulle seguenti questioni: la polemica contro la partitocrazia, le regioni, il clientelismo sottogovernativo, i cedimenti della DC nei confronti delle forze di sinistra e l'apertura ai Comunisti. Dopo un ulteriore calo di voti nelle elezioni politiche del maggio 1968, le crescenti spinte del Paese per una modifica dei rapporti politici, sociali, economici, e la tendenza a spostare più a destra l'asse politico, permise al partito di guadagnare posizioni. Nel 1969 ad A. Michelini successe alla segreteria nazionale G. Almirante, che riuscì a coagulare intorno a sé oltre alle forze del Fascismo vecchio e nuovo anche una parte dell'elettorato moderato. Almirante si proclamò difensore dell'ordine sociale contro le riforme del centro sinistra e contro le rivendicazioni operaie e studentesche, fomentando d'altro canto agitazioni popolari come i moti di Reggio Calabria nel 1970. Primi risultati positivi il partito li conseguì con le elezioni regionali nel 1970, confermati poi dalle politiche del 1972, nelle quali si presentò, unitamente al partito monarchico, sotto il nome di MSI-DN. Pochi mesi dopo il partito monarchico si sciolse per confluire nel MSI. Nei due anni successivi tuttavia il partito, e con lui il segretario Almirante, dovettero far fronte a una serie di accuse legate a crescenti episodi di terrorismo di matrice fascista; nel 1973 a Milano venne ucciso da facinorosi missini un agente di polizia e, dopo l'episodio, la Camera dei Deputati diede l'autorizzazione a procedere contro G. Almirante, accusato di ricostituzione del Partito Fascista; nel 1974 la strage di piazza della Loggia a Brescia e l'attentato al treno Italicus da parte di organizzazioni neofasciste contribuirono a screditare il MSI agli occhi dell'opinione pubblica. In seguito a questi avvenimenti, il partito registrò un calo alle elezioni regionali del 1975 e nelle politiche del 1976; alla fine dello stesso anno le divergenze interne al partito sfociarono nell'uscita dell'ala moderata che si costituì nel 1978 nel partito denominato Democrazia Nazionale (DN), il quale non riuscì però ad ottenere alcun risultato significativo nelle elezioni politiche del 1979. I rapporti fra il MSI e gli altri partiti di destra europei vennero sanciti nel 1978, su iniziativa di Almirante, con la costituzione dell'Eurodestra, organizzazione neofascista europea. Nelle elezioni regionali del 1980, il partito riuscì a riprendersi lievemente dopo le precedenti sconfitte e nello stesso anno si fece promotore di un'iniziativa a favore dell'introduzione della pena di morte. L'esplosione di scandali, che negli anni successivi misero in discussione la rappresentatività di alcuni uomini politici dell'area di Governo, e la crescente sfiducia dell'opinione pubblica verso il sistema dei partiti, divennero, unitamente alla rievocazione del centenario della nascita di Mussolini, il perno del dibattito al congresso missino nel 1982. In occasione di quella consultazione il MSI si propose come partito che, fuori dall'area del potere e lontano dalla corruzione, risultava degno di fiducia e capace di proporre una radicale modificazione delle istituzioni. Con questa immagine di partito il MSI recuperò elettori nelle consultazioni politiche del 1983 e in quelle europee del 1984. Nelle elezioni regionali dell'anno successivo registrò un leggero calo, mentre il corpo elettorale respinse nel 1985 la proposta, sostenuta anche dal MSI, di abrogazione del decreto-legge sul taglio della contingenza. Subì una leggera flessione nelle politiche del 1987 e nelle europee del 1989. Dopo la morte di Almirante (1988) venne eletto alla segreteria del MSI Gianfranco Fini, fautore di una posizione moderata. Ciò causò malcontento nell'ala più estremista del partito, che favorì la nomina a segretario di Pino Rauti (1990). Un nuovo tracollo elettorale nelle amministrative del 1991 portò alle dimissioni di Rauti e alla rielezione di Fini che, nelle politiche dell'aprile 1992, riuscì ad ottenere il 5,4% dei voti alla Camera. A partire dallo scioglimento delle Camere del gennaio 1994 e in vista delle elezioni politiche del marzo 1994 (le prime con il sistema maggioritario) Gianfranco Fini iniziò a lavorare alla creazione di un nuovo polo di destra, che comprendesse diversi soggetti politici di ispirazione liberal-democratica e moderata, con la funzione di contrastare il passo al cartello delle sinistre imperniato sul PDS. Nell'ambito di quel progetto per la creazione di una piattaforma più ampia, il 22 gennaio 1995 si svolse a Roma l'assemblea costituente di Alleanza Nazionale (V.), una nuova formazione di destra nella quale doveva confluire il MSI. Alla fine del gennaio 1995, nel corso del XVII Congresso del partito, il leader Gianfranco Fini dichiarò ufficialmente il cambiamento del nome da MSI in Alleanza Nazionale. La fiamma, simbolo storico del partito da quasi cinquant'anni, venne mantenuta, pur in proporzioni ridotte, sotto il nuovo simbolo di AN.
Giorgio Almirante